Nuovo Look per la nostra chiesa
Con Concilio Vaticano II, tra il 1962 e il 1965, la Chiesa Cattolica diede impulso a numerose riforme che la riguardavano, compreso l’architettura dei luoghi di culto. Certo non ci si sarebbe aspettati che l’estro degli architetti desse sfogo a così tante diversificate forme, ad interni bizzarri e spazi luminosissimi, che spesso non trovano d’accordo nemmeno i critici dell’arte, secondo i quali, il rapporto intimo con il sacro risulta svilito, rispetto alle costruzioni cui il passato ci aveva abituato. Le nuove chiese sembrano assomigliare sempre di più a “sale per sfilate di moda” più che per celebrazioni e riti, gli spazi riservati alla liturgia sempre più dispersivi e per alcuni aspetti un po’ “freddi”; la zona sacra come l’altare è spesso una prosecuzione dell’aula dei fedeli, senza la demarcazione tra sacro e profano che caratterizzava le vecchie chiese. Nell’ottobre 2005 il Sinodo dei Vescovi, ha affrontato questo aspetto, cercando ribadire alcuni concetti che riguardavano l’architettura delle nuove chiese, e al posto in esse riservate al Tabernacolo, sede vivente di Dio. “In conformità con l’Introduzione Generale del Messale Romano (cf n. 314) il Sinodo ricorda che il Tabernacolo per la custodia del Santissimo Sacramento deve avere nella chiesa una collocazione nobile, di riguardo, ben visibile, curata sotto il profilo artistico e adatta alla preghiera”.
La chiesa del nostro Quartiere costruita tra il 2003 e il 2007 rispecchia a pieno le linee costruttive innovative e lo stile moderno che caratterizza le architetture cristiane degli ultimi quarant’anni, e di questi ne assume pregi e difetti. Lo spazio interno è caratterizzato da una unica navata che abbraccia i fedeli proiettati verso l’altare e sul Cristo Crocifisso, non vi sono ostacoli tra l’altare e l’assemblea. La scarsezza di decorazioni è in parte compensata dalla luce che penetra dalle ampie finestre che circondano il perimetro. Lo stile architettonico della parte sacra è scarno e discutibile, come anche la scelta di collocare il Tabernacolo nella cappella adiacente, usata per le celebrazioni feriali. Il progetto essendo precedente al Sinodo del 2005, non tiene conto delle raccomandazioni date in quella sede, sulla collocazione del Tabernacolo all’interno della chiesa. Relegando il Tabernacolo nella cappella adiacente, si sminuisce la funzione principale della chiesa come luogo di culto, che non risulta più un luogo dove pregare e lodare Iddio ma un semplice luogo di ritrovo per i fedeli. Quest’ultimi disorientati si genuflettono davanti alla Croce e all’altare e non fanno quasi caso al Santissimo che è li da qualche parte. La struttura posta al di sopra dell’altare presenta delle lacune sia dal punto di vista costruttivo che architettonico. Non di rado in prossimità di questa compaiono delle infiltrazioni d’acqua, e non è un bel vedere, le ombre da questa proiettate sulla parete posteriore, a causa della scarsa illuminazione. Per rimediare ad alcune di queste problematiche, si è deciso di intervenire con un “restyling” che con alcuni piccoli interventi mirati ha cercato di dare nuovo aspetto alle parte principale della chiesa. Nella zona sacra appena dietro l’altare sono state inserite quattro colonne, che sorreggono una struttura a triplo arco, in cui i due archi laterali risultano più piccoli di quello centrale, che è stato adattato nella forma alla struttura preesistente. Alla sommità delle quattro colonne che rappresentano i quattro evangelisti saranno collocate le immagini dei quattro autori dei Vangeli. Per ovviare alle ombre proiettate dalla struttura a sbalzo che sovrastava la parte posteriore dell’altare, ora completata dagli archi è stato rivisto e corretto l’impianto di illuminazione, con l’aggiunta di alcune luci a led. Queste modifiche hanno comportato la ricollocazione della sedia e della panca posteriore in modo da risultare centrali e simmetrici con la nuova struttura, anzi la sedia ha assunto maggiore importanza rafforzato dalle due colonne poste ai suoi lati. Anche il colore delle colonne non è stato scelto a caso: il colore terra indica l’umanità degli apostoli; il rosso il martirio e la testimonianza data a Cristo dagli scritti e dalle vite degli evangelisti; il colore oro da divinità di cui gli evangelisti furono proclamatori sia con la parola (cinta dorata superiore), sia con l’azione e la predicazione itinerante (cinta dorata inferiore). Ad ornamento della parete posteriore sarà impressa sull’intonaco un’immagine che riproduce l’ultima cena, che completa e arricchisce la parte sacra donandole un aspetto completamente diverso rispetto a prima. A completamento di quest’opera di rinnovamento, l’ultimo passo ha visto la sostituzione e la diversa collocazione all’interno della chiesa delle immagini che rappresentano le quattordici stazioni della Via Crucis, dipinte a mano dall'iconografo Piermatteo Palombella.